Una passeggiata nel magnifico Chiantishire può creare imbarazzo tali e tante sono le opportunità di svago che questo angolo d’Italia offre al turista più o meno curioso.
Chiese,villaggi,sentieri collinari,castelli,perfino semplici aie e per noi che siamo appassionati di enogastronomia le millanta cantine che si susseguono sulla via del Chianti.
Castelnuovo Berardenga è uno dei comuni più estesi e ricchi di risorse in tal senso.
In una delle frazioni che ne compongono il nucleo costitutivo,villa a sesta,da più di vent’anni Franco Camelia ed Helène Stoquelet,coronando un loro sogno,hanno aperto in una vecchia stalla incastonata architettonicamente in un borghetto di commovente bellezza,la bottega del 30,sosta gastronomica decisamente adeguata alla piacevolezza dei luoghi.Nelle due salette,in attesa che maturino le condizioni atmosferiche per l’apertura del delizioso dehors estivo,l’arredamento rispecchia il romanticismo dell’ambiente circostante,ninnoli per ogni dove,pentoline,bambole,una collezione di cavatappi,persino una vecchia tuba,ed infine la cucina della signora Stoquelet,così intrisa di toscanità da essere più realista del re.Non fosse per alcuni piatti come la zuppa di rane o le lumache(servite peraltro senza aglio con un tocco di salsiccia molto “toscano”)la si faticherebbe ad immaginare nata oltralpe.
Da quando il patron è temporaneamente fermo ai box la signora è presente anche in sala a consigliare amabilmente ed a prendere le comande non essendoci un vero e proprio menù.
Dalla carta dei vini incentrata quasi esclusivamente sulla toscana ho scelto un dignitoso Nuits Saint Georges “les Damodes” 2000 di Rodet(unico esemplare francese fermo in carta oltre uno Chablis di Droin).
Così dopo un onesto tortino di carciofi ed acciughe(un po’ monocorde)
ho assaggiato dei classici e buoni fiori di zucca ripieni di funghi porcini e ricotta con formaggio di fossa
Successivamente un fegatello di cinta senese ottimo per cottura e consistenza con indivia e spinaci
per un classico e sapiente accompagnamento metallico ed amaro.
Un gustoso raviolone ricotta e spinaci con tartufo,burro ed uovo pochè
è una testimonianza ulteriore della italianità gastronomica ormai perfettamente acquisita dalla chef mentre i ravioli in pasta di cacao con ragù di cinghiale e timo
rappresentano una rustica e ben eseguita divagazione territoriale.
Dopo un assaggio(per me doveroso) di lumache
con dragoncello,burro e prezzemolo cotte con l’aiuto di un po’ di grappa a sgrassare ed alleggerite del classico aglio ma irrobustite da un tocchetto di salsiccia ecco la squisita tagliata di manzo chianina
servita semplicemente con dolci agretti aretini e fagioli zolfini.
A chiudere una casalinga ed affettuosa torta al cioccolato con creme brulèe e gelatina all’arancia
nella duplice veste di pre e post dessert.
E’ un indirizzo da tener presente se si è in zona e si vuol concludere degnamente una gita o un week-end fuori porta nel cuore di uno dei patrimoni paesaggistici del nostro belpaese.